Cosa è l’italian GDB initiative

Collaboratori

Istituti di ricerca

Cosa è l’Italian GBD Initiative?

L’Italian Global Burden of Disease Initiative, o Italian GBD Initiative, è una rete italiana di ricercatori che in contribuiscono attivamente al progetto Global Burden of Disease Study, GBD.

Ad oggi, fanno parte della Italian GBD Initiative oltre 175 collaboratori di più di 25 istituti di ricerca.

Cos’è il GBD?
Il GBD è attualmente lo studio epidemiologico più ampio ed esaustivo al mondo e consente di stimare il peso di molte patologie, infortuni e fattori di rischio, sia in termini di mortalità che di disabilità temporanea o permanente.

È una risorsa cruciale per la pianificazione sanitaria basata sull’evidenza perché consente di stimare cosa generi disabilità e morte, nei vari Paesi, in diversi periodi, a diverse età e per sesso.

Coordinato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington, Seattle (USA), il GBD produce annualmente la stima del carico di malattia, per più di 200 paesi, ricostruendone il trend dal 1990.

Le stime del GBD incorporano sia l’incidenza che la prevalenza di una data patologia o fattore di rischio, sia il danno relativo che questa causa. Tali stime consentono ai decisori politici di valutare l’impatto sulla salute di oltre 300 patologie, 3000 sequele ed oltre 80 fattori di rischio.

Grazie ad una rete di oltre 11.000 collaboratori sparsi in tutto il mondo, il GBD genera stime, per Paese, età e sesso, dei DALYs, Disability Adjusted Life Years, ovvero gli anni persi per disabilità o morte prematura rispetto ad un ideale di vita vissuta in buona salute. I DALYs possono essere dovuti ad anni persi per disabilità temporanee o permanenti, ossia i YLDs, Years Lived with Disability, o a seguito di morte prematura rispetto all’aspettativa di vita, YLLs, Years of Life Lost.

Dal 2013 le stime del GBD vengono costantemente aggiornate e pubblicate su The Lancet. Dal 2018, in partnership con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si cerca di migliorarne la pertinenza politica e il loro utilizzo.

Le stime sono accessibili a tutti, così come i metodi di stima e le fonti di dati utilizzati.

Obiettivi dell’Italian GBD Initiative

Il principale obiettivo della Italian GBD Initiative è di coordinare lo sforzo fatto dai collaboratori italiani, al fine di migliorare le stime GBD italiane e globali.

I ricercatori hanno condiviso la necessità di coordinarsi per rispondere ad una serie di obiettivi:

  • condividere esperienze, per rafforzare e coordinare lo scambio con l’IHME;
  • diffondere le stime generate dal GBD, e sostenerne l’utilizzo come strumenti di progettazione in Italia, guardando alle esperienze di altri Paesi;
  • rafforzare la condivisione di dati e informazioni con IHME, al fine di generare stime sempre migliori;
  • in accordo con IHME, intraprendere il processo di generazione di stime regionali per l’Italia (per 19 Regioni e due Province Autonome), permettendo così di analizzare le disuguaglianze geografiche e riflettendo sulle disuguaglianze economiche e sociali.
Breve storia della Italian GBD Initiative

I primi collaboratori italiani sono stati coinvolti nel GBD nel 2007/2008, occupandosi delle stime globali di malattie renali croniche (Istituto Mario Negri, Bergamo) e otite media (Istituto Burlo Garofolo, Trieste).

Nel 2015, ad Evia (Grecia), durante il GBD Technical Workshop, è stata discussa la possibilità di riunire in un network i collaboratori GBD italiani, 15 all’epoca.

Ad ottobre 2016, convinti del potenziale del GBD come eccellente strumento di ricerca, pianificazione e prevenzione in sanità pubblica, si è svolta a Venezia la prima riunione dei collaboratori italiani. Ospiti del Prof. Giancarlo Logroscino e del XLVII Congresso della Società Italiana di Neurologia.

Nel novembre 2018, l’IHME ha approvato la richiesta dell’Italian GBD Initiative di elaborare stime regionali per l’Italia.

Nel gennaio 2020 è stato organizzato un workshop di due giorni presso l’Università La Sapienza, per analizzare e revisionare le stime regionali italiane GBD 2019.

Le stime subnazionali ufficiali saranno pubblicate ufficialmente con l’uscita del GBD 2020.

I fondatori dell'Italian GBD Initiative

Il network è nato nel 2016 su iniziativa di Lorenzo Monasta e per la forte volontà e partecipazione dei co-fondatori:

Lorenzo Monasta e Luca Ronfani (IRCCS materno infantile “Burlo Garofolo”, Trieste)

Giancarlo Logroscino (Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze ed Organi di Senso dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e Centro Malattie Neurodegenerative dell’Ente Ecclesiastico Pia Fondazione di Culto e Religione “Card. G. Panico”, Tricase)

Giuseppe Remuzzi, Ettore Beghi, Norberto Perico e Boris Bikbov (IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano e Bergamo)

Miriam Levi e Alberto Baldasseroni (Azienda USL Toscana Centro, Firenze)

Luigi Naldi (Centro Studi GISED, Bergamo)

Massimo Cirillo (Università di Salerno, ora Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II)

Francesco Saverio Violante (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna)

Stefano Ricci (UO Neurologia USL Umbria 1, Città di Castello)

Il GBD è un progetto utile all’Italia, ma complesso

I ricercatori italiani coinvolti contribuiscono a vari aspetti.

Vi sono esperti di aree cliniche ed epidemiologiche specifiche, e di aree geografiche specifiche – Europa, Italia, singole regioni. Conoscono i dati italiani, le fonti, gli studi, e contribuiscono quindi in modo significativo al miglioramento sia delle stime per l’Italia, che di quelle globali.

Inoltre, l’Italia è ricca di dati socio-sanitari di buona qualità che possono alimentare i modelli di stima, non solo per l’Italia. L’Italia fornisce dati in misura inferiore solo a Stati Uniti, Regno Unito, Cina, e India.

I gruppi tematici

Data la complessità dei compiti necessari per poter contribuire significativamente, e con la crescita del gruppo, da una decina di ricercatori nel 2016 ad oltre 175 ad oggi, i ricercatori dell’Italian GBD Initiative hanno deciso di lavorare in gruppi tematici, che possano affrontare questioni specifiche, come le stime sui tumori, o quelle sulle patologie cardiovascolari, o ancora sui fattori di rischio ambientali o comportamentali. Ad oggi, lavoriamo in 20 gruppi.