In un recente puntata di “Global Health Insights” dell’IHME, Joseph Dieleman, professore di Health Metrics Sciences dell’IHME, e Thomas Bollyky, direttore del programma Salute Globale del Council on Foreign Relations (CFR), discutono su come arrivare preparati alla prossima pandemia.
La conversazione verte sui risultati di un articolo pubblicato su The Lancet, in cui vengono esplorati i possibili fattori di contesto associati alla variabilità dell’infezione e alla mortalità da COVID-19 nei diversi paesi osservati. Dalla ricerca emerge che il livello di fiducia delle persone nei confronti del proprio governo, delle proprie istituzioni nazionali e la fiducia interpersonale sono i fattori che hanno maggiormente impattato i risultati.
“Se queste associazioni fossero causali e tutti i Paesi migliorassero la fiducia nel proprio governo fino al livello della Danimarca (approssimativamente al 75° percentile dei Paesi osservati), si sarebbero verificate il 12,9% in meno di infezioni globali. Analogamente, se tutti i Paesi avessero migliorato la fiducia interpersonale allo stesso livello (al 75° percentile dei Paesi osservati), l’effetto sarebbe stato ancora più grande: 40,3% di infezioni globali in meno”, cita testualmente Joseph Dieleman.
Entrambi gli studiosi concordano sul fatto che, fortunatamente, la fiducia è un fattore su cui si può lavorare, aumentandola, anche in momenti di crisi. Accuratezza nelle informazioni, tempestività, comunicazioni chiare sul rischio e sulle vulnerabilità più rilevanti, trasparenza e libertà da conflitti d’interesse, rappresentano gli strumenti con i quali i governi, le istituzioni e le comunità intere possono mantenere e aumentare la fiducia.
Allora cosa fare? Secondo Dieleman e Bollyky, occorrono maggiori investimenti nella comunicazione del rischio e nelle strategie di coinvolgimento della comunità, così da aumentare la fiducia degli individui nelle indicazioni di sanità pubblica. È fondamentale costruire un clima di fiducia, su basi concrete, anche in periodi di NON crisi. I cittadini devono sapere e percepire che sia la comunicazione che le decisioni assunte sono prive di ambiguità derivanti da approssimazione, da interessi privati e di parte, e dal favoritismo verso interessi particolari.